In amore c'è una linea sottile che intercorre tra il piacere e il dolore, infatti, si dice comunemente che un rapporto senza dolore è un rapporto che non vale la pena di essere vissuto. Per alcuni il dolore implica una crescita, ma come si fa a sapere dove finisce il dolore della crescita e dove inizia il dolore della pena? Continuare a percorrere quella linea sottile è da masochisti o da ottimisti? Quando si parla di amore come si fa a sapere quand'è che basta? Spesso rimaniamo intrappolati in questo circolo vizioso: siamo convinti che il dolore faccia parte di un rapporto, che non si possa sempre andare d'accordo. Talvolta però entriamo talmente così in profondità in questo meccanismo che perdiamo l'obbiettività. E così.. adduciamo a mille e più giustificazioni per cercare di mandare avanti il fantasma di un rapporto ormai irreversibilmente alla deriva.. convincendoci che di meglio non possiamo avere.. che pur di mantenerlo siamo disposte a soffrire...
Ipotizzerei che il dolore della crescita sia differente dal dolore della pena per il semplice fatto che va colta la causa del dolore: se a far male sono la lontananza, la mancanza, l'assenza di una persona ci può essere una crescita; viceversa, se il dolore deriva dalla presenza e dalla vicinanza di una persona si entra nel campo della pena... se poi il dolore diventa fisico si passa al masochismo :D
RispondiEliminaCrescere è doloroso. Amare davvero, pure.
RispondiEliminaPerchè a volte uno deve spogliarsi di tutte le sue paure, insicurezze e mettere via la propria maschera, diventare nudo davanti alla persona amata, rischiare il tutto per tutto.
E, quando succede di non essere corrisposto nella misura che uno vorrebbe, beh... Bisogna pure aggiungere la ferita del abbandono, il restare sotto la pioggia, da soli, come un clown (cosí diceva Bonnie Tyler, non molto tempo fa...).