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venerdì 21 ottobre 2011

Fabio Volo - È una vita che ti aspetto


Quella carenza mi procurava una strana sensazione…(…)mi mancava sempre qualcosa…(…) Per anni in quel vuoto ci mettevo una persona. Una donna. Ripetevo che stavo con lei perchè mi completava. Perchè lei mi migliorava. Quel vuoto, però, con il passare del tempo, mi aveva creato chiaramente una dipendenza. In quella donna riponevo la mia felicità. Quella dipendenza mi metteva paura. Paura di perderla. 
Si innescavano così dinamiche di disarmonia, che alteravano il mio comportamento o quello dell’altra persona, e finivamo col non vivere la nostra vita. La nostra storia frenava e dirottava i nostri destini…(…) Con lei soffrivo, senza di lei anche…(…). Allora mi dicevo: ‘Piuttosto che niente, meglio piuttosto’. Cioè prendevo quello che poteva darmi e cercavo i accontentarmi. Se mi fossi amato non glielo avrei permesso. Il problema era sempre quello. La soluzione era arrivare alla nausea. Continuare finchè non mi fossi nauseato non tanto di lei quanto della mia umiliazione e mancanza d’amore per me stesso. (…). Prendevo le decisioni della mia vita attraverso la sua persona o l’idea che mi ero fatto di lei. A volte addirittura parlavo usando frasi sue per vedere come le altre persone reagivano. Per vedere se riuscivo a convincerle come lei aveva fatto con me. In realtà cercavo solamente di convincermi.

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